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La depressione viene inserita dal DSM IV tra quelle condizioni cliniche che presentano alterazioni del’umore, i così detti disturbi affettivi o disturbi dell’umore
Ci sono molte ragioni per le quali una persona può cadere in depressione, ma se si fa attenzione ai sintomi è possibile intervenire efficacemente e aiutare la persona a superare questa sofferenza.
Alcuni sintomi sono facilmente identificabili: perdita di peso, o viceversa eccessivo aumento, insonnia o sonno eccessivo, perdita di motivazione, tristezza che appare immotivata. Ma attenzione sentirsi tristi o “giù” non necessariamente significa essere affetti da depressione, nel senso clinico del termine. A volte ci sono delle condizioni di vita, magari non immediatamente identificabili, che giustificano un senso di insoddisfazione o di alienazione dalla propria esperienza: quel senso di essersi persi di vista, quel bisogno di riscoprire chi si è e ridefinire i propri progetti e la propria identità.
C’è una grande differenza tra la tristezza e la depressione clinica.
Tutti noi facciamo esperienza della tristezza ad un certo punto nella nostra vita La tristezza fa parte delle emozioni dell’essere umano, in particolare nell’esperienza della perdita; ma la tristezza è una emozione transitoria che passa con il passare delle circostanze che l’hanno fatta emergere. La depressione può rimanere per settimane, mesi o persino anni La persona che manifesta tristezza può sperimentare dolore, ma continua a far fronte alle difficoltà della vita. La persona depressa può sentirsi sopraffatta e senza speranza.
La depressione dunque è una malattia con molti altri sintomi oltre a quello di un animo infelice. Chi soffre di depressione non sempre riesce a trovare una ragione logica per il suo umore tetro
Per chiarire le differenze tra tristezza normale e la depressione, il DSM-IV (Il manuale diagnostico dei disturbi mentali) definisce criteri specifici per la diagnosi di depressione maggiore.
Una persona che soffre di un disturbo depressivo maggiore deve avere almeno cinque di questi sintomi: un umore depresso o una perdita di interesse o di piacere in attività quotidiane costante per almeno un periodo di due settimane;
- questo umore deve compromettere il suo funzionamento e nella sua vita quotidiana;
- vi può essere una perdita di interesse o di capacità di trarre piacere da tutte, o quasi tutte, le attività in precedenza considerate piacevoli;
- una significativa perdita di peso in assenza di dieta, oppure un aumento di peso, oppure una diminuzione o un aumento dell’appetito quasi ogni giorno;
- difficoltà a dormire durante la notte o bisogno di dormire durante il giorno;
- rallentamento psicomotorio o viceversa agitazione durante la giornata.
- senso di affaticamento o perdita di energia quasi ogni giorno;
- sentimenti di indegnità, oppure senso di colpa estremo o inappropriato;
- difficoltà di concentrazione o nella capacità di pensare; gli altri possono anche considerarlo indeciso;
- ricorrenti pensieri di morte o ideazione suicidaria anche senza uno specifico progetto o tentativo di suicidio.
Fonte: American Psychiatric Association
La Mindfulness e la depressione
Una delle cause ormai riconosciute della depressione è la difficoltà a prendere le distanze da pensieri disfunzionali e dalla tendenza mentale a interpretare in modo negativo le esperienze che si vivono.
Di conseguenza ci si identifica fortemente, assumendoli come reali e assoluti, con i propri pensieri invece considerarli mere, momentanee, ipotesi interpretative e confrontarli con la realtà nella quale ci si trova.
E’ un po’ come andare sempre, notte e giorno, in giro con un paio di occhiali neri e credere per questo che sia sempre notte.
Il protocollo Mindfulness Based Cognitive Therapy si occupa più del processo del pensiero, che dei contenuti dei pensieri stessi, con l’obbiettivo non tanto di trasformarli e di entrare in relazione con essi, quanto di riconoscerli per quello che sono ( cioè solamente dei contenuti mentali senza caratteristica di concretezza e di realtà) e di lasciarli andare: “I pensieri non sono fatti” dunque è possibile agire senza esserne condizionati.
Le pratiche per coltivare consapevolezza permettono di vedere con chiarezza il funzionamento mentale. Sensazioni, emozioni, sentimenti, ricordi e pensieri sono mutevoli condizioni della mente, che vengono osservate nel loro sorgere e passare ed accolte da una consapevolezza lucida e tranquilla. In questo modo si acquista una comprensione in prima persona della realtà interna ed esterna, dell’esperienza diretta.
Articoli di approfondimento sono pubblicati nella sezione “Studi e Ricerche”
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Direttore scientifico: Loredana Vistarini (loredanavistarini@gmail.com)