Il modello di coscienza dell’Abhidhamma ed alcune sue conseguenze,
di Henk Barendregt (2006, Radboud University of Nijmegen, Olanda)
Oriente ed occidente s’incontrano da secoli, l’incontro non è sempre facile ma porta sempre a qualcosa di nuovo ed inatteso. questo testo viene proposto all’attenzione del lettore perché illustra con semplicità alcuni concetti chiave della filosofia e della psicologia buddhista, oggi che la scienza sembra guardare con rinnovato interesse a questo mondo non soltanto geograficamente lontano. di facile lettura non presuppone una conoscenza pregressa e approfondita dei temi in questione e può essere affrontato senza problemi da chiunque sia interessato a capire un po’ meglio il perché di tanto fervore attuale su temi in qualche modo già noti. come mai possono ancora stupirci? e, per chi è un addetto ai lavori, come mai stanno cambiando il modo di fare e concepire la terapia? riflessioni, non certamente esaurienti ma molto interessanti.
Regolazione dell’attenzione e monitoring nella meditazione
Antoine Lutz, Heleen a. Slagter, John D. Dunne and Richard J. Davidson (2008)
In questo articolo del 2008, gli autori prendono in esame i possibili rapporti tra i processi attentivi e la meditazione. arrivano a descrivere la meditazione stessa come un complesso sistema di training dell’attenzione e della competenza emotiva, questo per la coltivazione della consapevolezza e del benessere personali. esaminano, quindi, le funzioni regolative che è possibile coltivare attraverso le diverse pratiche meditative.
Il training mentale migliora la stabilità dei processi attentivi: evidenze neuronali e comportamentali.
Antoine Lutz, Heleen A. Slagter, Nancy B. Rawlings, Andrew D. Francis, Lawrence L. Greischar,And Richard J. Davidson. (2009) The Journal Of Neuroscience, October 21, 2009 • 29(42):13418 –13427
In questo articolo del 2009 gli autori evidenziano come i dati raccolti nel corso di questi anni sembrano sostenere la possibilità effettiva di allenare e arricchire la nostra capacità attentiva rendendola più stabile, flessibile e discriminativa. riportano, quindi, studi sperimentali che sostengono l’efficacia dei training dei meccanismi legati all’attenzione, realizzato attraverso la pratica meditativa. i risultati sono incoraggianti e si concretizzano in una migliorata funzionalità cerebrale e in modificazioni del comportamento. questo risulta essere di grande importanza soprattutto adesso che l’attenzione è considerata un elemento fondamentale nella dinamica di diverse sindromi e patologie.
Segnali bold* dell’insula sono differentemente correlati alle funzioni cardiache durante la meditazione compassionevole in meditanti esperti rispetto ai novizi
Antoine Lutz Lawrence L. Greischar, David M. Perlman, Richard J. Davidson, (2009) Neuroimage 47 (2009) 1038–1046.
E’ comprovato che il cervello ed il sistema cardiovascolare si influenzano vicendevolmente durante l’elaborazione delle emozioni. Lo studio delle interazioni tra questi due sistemi durante il complesso processo viscero-cognivo-relazionale (mele, 2005*) che da vita alla regolazione emotiva è, secondo gli autori, ancora limitato agli studi di neuroimaging funzionale, questo nonostante la potenziale importanza per il benessere fisico. in questo articolo esaminano in dettaglio e le interazioni tra segnali bold dell’insula, frequenza cardiaca hb in funzione dei livelli diversi di expertise della pratica meditativa. la meditazione di consapevolezza, esperta, improntata alla compassione sembra migliorare percezione-rappresentazione emozionale e somatosensoriale dell’emozione altrui.
Una semplice misura della correlazione tra tempo, frequenza e spazio tra segnali cerebrali continui
Jean-Philippe Lachaux, Mario Chavez, Antoine Lutz , Journal of Neuroscience Methods 00 (2002) 1_/14)
questo è, probabilmente, un articolo molto tecnico ma fondamentale per iniziare a comprendere come e perché questo filone di ricerche stia avendo finalmente successo in un campo d’indagine a ragione ritenuto difficile. spiega un modo semplice ma sistematico di valutare le correlazioni tra le caratteristiche dello spettro di due segnali elettroencefalografici continui in maniera tale che sia possibile rilevare relazioni tra frequenze differenti e i periodi di latenza. il metodo è stato ideato per analizzare le interazioni tra bande di frequenza, nel tentativo di descrivere come i ritmi cerebrali interagiscono tra loro nel tempo e nello spazio, in funzione dei compiti svolti durante i test. è uno dei primi lavori sulle macrodinamiche cerebrali che ha portato all’identificazione di differenti pattern di correlazione nella banda ? dipendenti dal livello di analisi semantica attuata dal paziente.
La Neurofenomenologia e lo studio della coscienza di sé
Antoine Lutz , Consciousness and Cognition (2007) 765–767
Questo è un testo molto interessante, prefazione ad una edizione speciale sulla coscienza. l’autore ci introduce alle ricerche di petitmengin et al. (2007) e descrive il possibile contributo della ricerca sui fenomeni epilettici anticipatori allo studio dell’esperienza soggettiva. infatti, viene descritta da alcuni pazienti epilettici la capacità di risolvere o prevenire le crisi stesse, e questo filone di ricerca vorrebbe svilupparsi come possibilità di intervento non farmacologico, proprio nei casi di crisi resistenti ai farmaci. questo contributo ha lo scopo illustrare un “approccio neurofenomenologico” allo studio dell’epilessia. mostra sinceramente il potenziale di questa metodologia e presenta alcuni dati preliminari incoraggianti.
Neurofenomenologia
Antoine Lutz, Evan Thompson, Journal of Consciousness Studies, 10, no. 9–10, 2003, pp. 31–52
Anche in questo caso abbiamo da leggere uno dei testi fondamentali per comprendere come sia nato questo filone di ricerca. Questo scritto presenta quella che Francisco J. Varela chiamò nel 1996: “Neurofenomenologia” che è al tempo stesso un campo d’indagine ed una metodologia, e la illustra attraverso uno studio pilota (l Lutz, et al., 2002). Lo scritto si concentra, quindi, sulla neurofenomenologia, in relazione alle sue tre istanze metodologiche fondamentali, inerenti l’incorporamento dei dati soggettivi negli studi delle neuroscienze cognitive.
Meditazione e neuroscienze della coscienza
Antoine Lutz, John D. Dunne, Richard J. Davidson, Cambridge Handbook of Consciousness, 2004.
Anche questo testo del 2004 è uno di quelli fondamentali per comprendere la multidimensionalità e le potenzialità di questi campi d’indagine. Consta di tre parti volte alla sistemazione di un sapere complesso che abbraccia più settori. La prima cerca di definire quale concetto di meditazione, derivante dalla tradizione buddista, venga impiegato da questi ricercatori e le difficoltà che sorgono nel farvi riferimento come scienziati occidentali. La seconda esplora i settori già indagati da altre ricerche su questo tema in senso più ampio. La terza la collega al panorama neuroscientifico occidentale attuale e agli studi sulla coscienza.
L’allenamento mentale ha effetti sulla distribuzione delle limitate risorse cerebrali
Heleen A. Slagter, Antoine Lutz, Lawrence L. Greischar, Andrew D. Francis, Sander Nieuwenhuis, James M. Davis,Richard J. Davidson, Plos Biol 5(6) 2007.
In compiti di riconoscimento in sequenza molto spesso il secondo stimolo target t2 non viene riconosciuto o notato, è questo il fenomeno noto come “attentional-blink”. tre mesi di intensa pratica meditativa o mental training sembrano avere effetti positivi sulla capacità di focalizzare e, quindi, ridistribuire le nostre risorse/capacità attentive. i ricercatori stanno valutando le possibili applicazioni cliniche di tutto questo
Regolazione dei circuiti neurali dell’emozione attraverso la meditazione di compassione: effetti dell’expertise meditativo.
Antoine Lutz, Julie Brefczynski-Lewis, Tom Johnstone, Richard J. Davidson, 2008.
Recenti studi di brain imaging, hanno messo in evidenza attraverso l’uso della risonanza magnetica funzionale (fmri) come l’insula e la corteccia cingolata anteriore siano implicate nella percezione empatica del dolore altrui. Ad oggi si sta cercando di capire se la generazione volontaria della compassione praticata durante la meditazione possa avere effetti su questa rete di connessioni/circuiti. Sono state prese in esame e comparate le caratteristiche neurofisiologiche di gruppi diversi di meditanti, esperti e novizi, esposti a suoni negativi emotivamente forti, causanti distress, per sostenere l’ipotesi che la preoccupazione per gli altri coltivata in questo tipo di meditazione migliori l’elaborazione affettiva/emozionale. in particolare si è analizzato come e se questo tipo di risposta che coinvolge anche l’amigdala, la giunzione temporo-parietale destra (tjp) ed il solco posteriore temporale superiore destro (psts), possa essere modulata dal training. i risultati sono da leggere.
Il “ kentucky inventory” strumento di auto valutazione sulle capacita’ acquisite attraverso la mindfulness?
Dalla letteratura contemporanea sulla mindfulness sono state enucleate quattro principali caratteristiche che la contraddistinguono, sulle quali sono stati sviluppati parametri atti a misurarle. questo ha permesso di elaborare uno strumento self report sulle capacità acquisite attraverso un mindfulness training. all’intero dell’articolo, la descrizione sommaria del kentucky ed i risultati di questo studio.
Affrontare le difficolta’ del trapianto di cellule staminali emopoietiche con la “meditazione mindfulness”: uno studio pilota?
L’esperienza del trapianto di cellule staminali emopoietiche (hsct) comporta un notevole stress per i malati di cancro che devono sottoporsi a questo intervento. i protocolli mindfulness – based rivelano una interessante possibilità di sostegno, in queste situazioni…
Indagine sui praticanti la meditazione mindfulness tramite voxel based morphometry
Attraverso l’utilizzo della voxel-based morphometry, questo studio ha messo a contronto le immagini cerebrali di 20 meditatori (pratica media 8,6 anni; 2 ore al giorno) con quelle di persone non praticanti scelte in base allo stesso sesso, età, educazione….
La comunicazione consapevole in situazioni di crisi nella cabina di pilotaggio
Lo studio qualitativo esamina una situazione di comunicazione consapevole in 10 coppie di studenti aviatori, in una situazione di crisi legata alla capacità decisionale, per determinare se la comunicazione consapevole possa portare a decisioni più efficaci nei piloti
Alterazioni prodotte dalla mindfulness nel sistema immunitario e nel cervello.
Risultati di uno studio controllato e randomizzato sugli effetti riscontrati nel sistema immunitario e nel cervello, derivanti dal programma clinico mbsr applicato ad un gruppo di impiegati perfettamente sani ed in ambiente lavorativo. i risultati dimostrano la positività di effetti di un programma di mindfulness…
Meditazione associata all’incremento dello spessore corticale
La risonanza magnetica è stata utilizzata per verificare se ed in che misura si è rivelato modificabile lo spessore corticale di 20 partecipanti con vasta esperienza nella meditazione vipassana. in conclusione, lo spessore di due regioni specifiche si è dimostrato essere legato all’esperienza meditativa. questi dati forniscono la prima prova strutturale della plasticità corticale dipendente dall’esperienza ed associata alla pratica meditativa.
L’integrazione dell’mbct nella terapia dialettica comportamentale gia’ in corso in un caso di disturbo borderline di personalita’ con depressione
Questo studio descrive e spiega i risultati dell’integrazione di un protocolo mbct in un trattamento dbt in corso du di un individuo borderline con una storia di episodi depressivi.
Esperienze di un gruppo mbct per pazienti in riabilitazione cardiaca
Pazienti in riabilitazione cardiaca spesso soffrono di stress, preoccupazioni, ansia e depressione, che possono condurre ad una cattiva prognosi ed al peggiorare dei sintomi cardiaci. in questo studio un gruppo di pazienti in riabilitazione cardiaca ha sperimentato la mindfulness based cognitive therapy: mbct.
Mbsr in relazione a qualita’ di vita, di umore, ai sintomi dello stress ed ai parametri immunitari di un gruppo di pazienti con cancro alla prostata ed al seno.
Questo studio indaga le relazioni tra un programma di riduzione dello stress basato sulla meditazione mindfulness, su 49 pazienti ambulatoriali con tumore al seno e 10 con tumore alla prostata ai primi stadi. Questo studio è anche il primo a mostrare i cambiamenti che avvengono nella produzione di citotossine associate al tumore, rispetto alla partecipazione al programma.
Protocolli mbsr nei penitenziari del Massachusetts
Uno studio sui protocolli mindfulness based applicati su più di 1000 carcerati del Department of Corrections del Massachusetts. i risultati ottenuti incoraggiano ulteriori studi di ricerca ed un più ampio utilizzo della mindfulness nei penitenziari.
Mbsr e disturbo ossessivo compulsivo
Gli autori presentano il caso di una paziente donna, che ha fatto un percorso di mindfulness per poter diminuire e gestire i sintomi ossessivi affinché non la intralcino nella sua quotidianità.
Mindfulness e consapevolezza somatica in un contesto educativo pubblico
Un corso, intitolato “ pratica contemplativa, salute e disabilità nel campus: un seminario esperienziale in associazione con i sevizi di sostegno alla disabilità,” è stato proposto nel 2001 dall’American Council of Learned Societies a studenti universitari disabili e non. Il contenuto del corso esperienziale riguardava essenzialmente la mindfulness e l’educazione somatica. Il seguente articolo descrive la natura del corso, il suo svolgimento ed i suoi risultati.
La mindfulness ed il suo rapporto con l’ intenzione ed il conseguente comportamento
Il presente studio esamina gli effetti della mindfulness sul rapporto intenzione-comportamento, all’interno della teoria del comportamento programmato. 2 studi presentati..
Mindfulnesse cancro: la mindfulness in relazione alla qualita’ della vita, ai sintomi dello stress ed ai livelli di cortisolo, dheas e melatonina in pazienti con tumore al seno ed alla prostata
Questo studio indaga gli effetti di un programma di mbsr su un gruppo di malati di tumore al seno ed alla prostata in stadio iniziale ed in particolare sulla loro qualità di vita, stati umorali, sintomi dello stress, livelli di cortisolo, di solfato di deidroepiandrosterone (dheas) e della melatonina.
Mindfulness e percezione corporea
questo articolo può esser considerato una panoramica teorica su un nuovo modo di trattare i disturbi legati all’immagine corporea. la prospettiva della mindfulness propone un approccio al corpo dove osservazione, accettazione e non giudizio emergono in modo prevalente.
Mindfulness per pazienti oncologici: a discussion and critical review
Lo scopo di questo articolo è quello di fornire un’esauriente panoramica sulla mindfulness e sulle sue applicazioni oncologiche nonché una valutazione critica sulla ricerca esistente ed emergente riguardo ad essa, come intervento sui pazienti malati di cancro. La ricerca ha preso in esame 9 studi pubblicati negli ultimi 5 anni e 5 abstract di conferenze pubblicati nel 2004.
Mindfulness nelle organizzazioni.
Riflessione e mindfulness: una possibilita’ di integrazione
Il concetto di riflessione ha fortemente caratterizzato il management learning negli ultimi anni ma, mentre c’è un ‘ampia letteratura esistente su su come si possa promuovere la riflessione-sull’azione, meno sembra sia stato fatto su come si possa promuovere la riflessione-durante-l’azione che sempre di più emerge come strettamente interconnessa ad un percorso di consapevolezza
Impatto dell’MBSR sui disturbi del sonno, sull’Umore, lo Stress e i sintomi della “Fatigue” in pazienti oncologici
Questo studio sull’impatto del protocollo MBSR sui disturbi del sonno nei pazienti oncologici formula tre ipotesi da sperimentare:
(1)La partecipazione al programma MBSR porterebbe nelle misurazione pre-post intevento a variazioni positive per quanto riguarda la qualità del sonno, i sintomi dello stress, lo stato dell’umore e il livello di fatigue.
(2) I livelli assoluti di stress potrebbe essere correlati alla qualità del sonno sia nel pre che nel post-intervento,
(3)Modifiche nelle misure del sonno sarebbero correlate a concomitanti cambiamenti nei livelli di stress e nei punteggi dell’umore e della fatigue.
I risultati confermano le ipotesi e mostrano i dati a supporto.
Uno studio qualitativo della terapia basata sulla meditazione di consapevolezza nei pazienti oncologici giapponesi
Lo studio mette in evidenza che la pratica di mindfulness può essere utile per i pazienti giapponesi in trattamento per il tumore per consentire loro di trovare positive strategie di coping e di adattarsi in modo proficuo alle richieste della vita, anche se alcuni pazienti hanno problemi nel raggiungimento di questi obiettivi. Ci sono alcune analogie e di alcune differenze di esito tra i temi pazienti giapponesi e occidentali.
Abstract L’insegnamento di quelle che possiamo definire capacita’ Mindfulness sono una componente centrale di un gran numero di terapie e stanno migliorando con successo le funzionalita’ di soggetti affetti da una vasta gamma di problemi clinici. Nonostante gli apparenti benefici che il training delle capacita’ mindfulness sembra comportare, la maggior parte degli studi ad oggi si sono concentrati su popolazioni cliniche di soggetti con lo scopo di ridurre sintomatologie specifiche o favorire condizioni generali di distress psicologico. Con il nostro studio, vorremmo determinare quali di questi benefici possono essere associati ad un incremento delle misure relative alla mindfulness. I risultati indicano che l’intervento ha ridotto con successo il distress psicologico e sembra migliorare la soddisfazione provata per le proprie condizioni di vita e che questi benefici sono stati individuati in soggetti che mostrano anche incrementi nelle misure di moindfulness. In generale, i risultati sembrano suggerire che un intervento breve di mindfulness sembra essere positivo per soggetti della comunita’ che possono non soffrire di sintomi clinici o distress psicologico importanti ma che desiderano raggiungere un maggior grado di soddisfazione personale.
Mindfulness, Saggezza e Alimentazione:
Applicazione di un modello multidisciplinare sugli effetti della meditazione
Jean L. Kristeller
Introduzione
Il programma qui esaminato è frutto di una collaborazione tra il Centro LSI per lo studio della salute, della religione e della spiritualità dell’Indiana State University e Carolyn Speranza, una cineasta indipendente: il mezzo audiovisivo è stato impiegato per esprimere sia la gamma di esperienze coinvolte con la meditazione, che l’entità del cambiamento da essa prodotto. La meditazione è una pratica universale che promuove la saggezza, sia pratica che spirituale, svincolando la mente dagli schemi condizionati di reattività e dai pensieri che riguardano la propria persona.
In questo saggio, l’autrice espone i concetti generali del modello multidisciplinare sugli effetti della meditazione, illustrati dal film di Speranza Sight of Stillness, che è stato prodotto durante un laboratorio tenuto a Pittsburgh da meditatori esperti. La regista ha lavorato con l’autrice allo scopo di registrare su video le esperienze personali dei partecipanti al percorso NIH, che valuta gli effetti della meditazione mindfulness sul disordine binge eating. Questa ricerca dimostra come il MB-EAT (allenamento alla consapevolezza alimentare bastato sulla mindfulness: un programma strutturato di 9 settimane che prevede alimentazione mindful e altre pratiche di meditazione) possa ridurre significativamente l’alimentazione compulsiva tra gli individui obesi, migliorando anche il livello di depressione e l’opinione che si ha sé. Il presente studio include, oltre ai risultati ottenuti, anche le registrazioni video delle interviste per dimostrare come la meditazione focalizzata possa produrre dei cambiamenti rispetto alla dieta e alla propria persona. Inoltre il presente saggio, ristampato dal Journal of Constructivism in the Human Sciences (2003, vol. 8 -2, 107-118), è strettamente pertinente alla presentazione della dottoressa Kristeller e al film di Speranza
Studio sulla terapia basata sulla meditazione per il disturbo binge eating
Jean L. Kristeller , C. Brendan Hallett Dipartimento di Psicologia Indiana State Univeristy
Journal of Health Psychology. (1999). Vol 4 (3). 357-363.
Introduzione
Il presente studio analizza l’efficacia della terapia per il disturbo binge eating (BED) basata sulla meditazione. Il programma in questione, a cui hanno partecipato diciotto donne obese (IMC > 27) di età compresa tra i 25 e i 62 anni, che rientravano nei parametri previsti dal DSM-IV per il BED, ha la durata di sei settimane e prevede esercizi standard di meditazione mindfulness specifica per l’alimentazione. La terapia è strutturata in un unico gruppo di ampio riferimento e prevede non solo valutazioni standard una volta alla settimana, ma anche una valutazione completa da ripetersi in diversi momenti: a tre settimane dall’inizio, all’inizio e alla fine del programma di sei mesi e infine, dopo le tre settimane di follow-up.
Il binge riportato inizialmente era pari a 4.02 alla settimana, dopo il trattamento era sceso a 1.57 alla settimana (t(18)=6.37, p<.001); allo stesso modo, la proporzione dei binge considerati gravi raggiungeva il 70.3% , mentre dopo la terapia era del 18.11%. La BES, scala del binge eating (Gormally et al., 1992), partendo da un punteggio di 31.69 era arrivata a 15.08 (t(17)=9.86, p<.001). Inoltre, la gran parte dei binge e dei loro punteggi BES rimase stabile anche durante le tre settimane di follow-up. I valori di controllo sull’alimentazione, sulla mindfulness e sulla consapevolezza degli stimoli di fame/sazietà migliorarono significativamente, mentre quelli della depressione e dell’ansia calarono. Infine, l’uso al di fuori del gruppo delle meditazioni legate al cibo si è dimostrato collegato alla diminuzione dei punteggi nella scala BES (r=.66, p<.01).
In conclusione, i risultati suggeriscono che la meditazione e l’allenamento mindfulness siano in grado di diminuire non solo la frequenza, ma anche la gravità degli episodi di binge eating.
Approcci Mindfulness ai disturbi alimentari
Jean L. Kristeller – Dipartimento di Psicologia – Indiana State University
Ruth A. Baer – Dipartimento di Psicologia – University of Kentucky
Ruth Quillian-Wolever – Centro di Medicina Integrativa – Duke University
In questo lungo e ampio articolo le autrici passano in rassegna le principali terapie per i disturbi alimentari che utilizzano la mindfulness, mostrano prove empiriche e studi scientifici sugli approcci mindfulness ai disturbi alimentari, presentano un caso clinico e spiegano le questioni pratiche e intellettuali riguardo agli interventi mindfulness sulla popolazione affetta da disturbi alimentari
Uno studio pilota – il gruppo di meditazione mindful eating in ausilio alla terapia individuale per i disturbi alimentari
NATASHA S. HEPWORTH, Melbourne, Victoria, Australia
Eating disorders: the Journal of Treatment & Prevention, pubblicato online, 2010, 19:1, 6-16
L’obiettivo di questo studio è analizzare i potenziali benefici che possono derivare dal gruppo di meditazione mindful eating in ausilio alle terapie a lungo termine per i disturbi alimentari. Il programma, della durata di 10 settimane, è stato progettato per aumentare la consapevolezza degli stimoli di fame/sazietà, e vi hanno partecipato 33 individui, all’interno di un ambulatorio specializzato. I sintomi legati ai disturbi alimentari sono stati registrati, sia pre- che post-intervento, usando il test EAT-26: sono stati riscontrate riduzioni dei valori in tutte le scale minori del sistema, con un ampio margine di miglioramento. Non sono state individuate differenze significative tra i miglioramenti riscontrati dalle diverse diagnosi di disturbo alimentare. I risultati suggeriscono che l’ausilio del gruppo di meditazione possa portare grandi benefici alla terapia per i diversi tipi di disturbi.
Un breve training di meditazione induce una riduzione della dipendenza da fumo.
Tang, Y. Y., Tang, R. and Posner, M. I. (2013). PNAS, 110 (34), 13971–13975.
Nel 2013, sull’importante rivista scientifica statunitense PNAS (“Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America”), è stata pubblicata una ricerca, condotta in Texas, dimostrativa dell’efficacia di un breve training di meditazione nell’indurre un aumento della capacità di autocontrollo e una riduzione del fumo del 60%.
Tang e colleghi hanno sottolineato che, secondo dati ormai noti, vari comportamenti, tra cui l’abuso di sostanze e il fumo, sono correlati alla presenza di una disfunzione della corteccia prefrontale, inclusa la corteccia prefrontale dorsolaterale, la corteccia cingolata anteriore e la corteccia orbitofrontale mediale. Ad oggi, si riconosce a tale disfunzione un ruolo peculiare nella dipendenza. In particolare, secondo tali dati, nei fumatori di sigarette, si riscontrerebbe una riduzione del flusso sanguigno cerebrale regionale nella corteccia cingolata anteriore di sinistra e questo sarebbe correlato con una diminuzione del desiderio dopo aver fumato la prima sigaretta del giorno. Partendo da tali evidenze, Tang e colleghi hanno ipotizzato che un aumento della capacità di autocontrollo potrebbe rivelarsi utile a modificare le condotte di fumo e poiché studi precedenti sono stati in grado di evidenziare il ruolo della meditazione di consapevolezza nel migliorare alcune condotte negative associate a deficit di autocontrollo (intossicazione, alcolismo, abbuffate e dipendenza), hanno messo a punto una ricerca, quella qui esposta per l’appunto, attraverso la quale è stato possibile indagare il ruolo di una particolare forma di meditazione di consapevolezza, detta “Integrative Body-Mind Training” (IBMT), nel potenziale aumento della capacità di autocontrollo e nella consequenziale riduzione della condotta di fumo.