Disturbi ossessivi

Disturbi ossessivi
Immagine Escher

Il disturbo ossessivo-compulsivo

Il disturbo ossessivo compulsivo, classificato dal DSM IV tra i disturbi d’ansia, è un disturbo mentale caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni.

Le ossessioni (obsidere=assediare)

Le ossessioni sono pensieri, idee, impulsi o immagini persistenti, ricorrenti, vissute come intrusive, estranee che causano ansia e disagio. La persona vittima di ossessioni si rende conto che sono irragionevoli, cerca di resistere ma non vi riesce, anzi più resiste, più ritornano ripetutamente, entrano nella mente in modo incontrollato e automatico (intrusività).

Esempi di ossessioni possono essere :

    • dubbio di aver lasciato aperta una porta, non aver chiuso il gas o non aver fatto “bene” un compito, ecc. nonostante aver già ricontrollato più volte;
    • necessità di avere le cose in un certo preciso ordine con disagio marcato se sono sono spostate, in disordine o non perfettamente simmetriche;
    • idea di perdere il proprio controllo, impugnare un coltello o un’arma e aggredire un familiare o qualcuno;
    • di aver contratto una malattia, di essere stati contaminati, di essere omosessuali

Le ossessioni, accompagnate da emozioni dolorose come paura, disgusto, disagio, vergogna, senso di inadeguatezza o colpa, causano forte ansia, sofferenza e a volte riducono notevolmente la qualità di vita interferendo con il normale svolgersi della vita affettiva, sociale e professionale.

L’individuo cerca di ignorarle e resistere o neutralizzarle con azioni (le compulsioni) finalizzate a ridurre l’ansia e il disagio.

Le compulsioni (compellere = obbligare)

La compulsione, chiamata anche rituale, è un comportamento ripetitivo (es.: lavarsi,controllare, pulire, riordinare), o una azione mentale obbligata (es.: contare, ripete formule o parole) finalizzata a ridurre l’ansia causata dalle ossessioni.
Mettere in atto il rituale riduce momentaneamente l’ansia, l’effetto però ha una breve durata e risalendo l’ansia di nuovo ci si ritrova vittime dell’impulso alla messa in atto della compulsione. Se si resiste alla compulsione l’ansia aumenta. In brevissimo tempo si instaura il vircolo vizioso: ossessione, ansia, compulsione.
Le compulsioni assumono in breve un carattere abituale e ripetitivo e vengono attuate, a scopo preventivo, anche in assenza di ossessioni.
Diventano azioni studiate e prestabilite, eseguite con cura meticolosa, che non possono in alcun modo essere interrotte o modificate nella loro sequenza, in modo tale che l’ossessione viene elusa.

Si riconoscono vari tipi di ossessioni:

    • ossessioni da contaminazione: le persone che ne soffrono sono tormentate dall’insistente fissazione che loro stessi, o qualcuno dei loro familiari, possa ammalarsi entrando in contatto con qualche invisibile germe o sostanza tossica;
    • ossessioni da controllo: si tratta di ossessioni e compulsioni implicanti controlli protratti e ripetuti senza necessità, volti a riparare o prevenire gravi disgrazie o incidenti;
    • ossessioni non accompagnate da rituali e compulsioni: pensieri o immagini con contenuti  indesiderati e inaccettabili, privi di senso, pericolosi o socialmente sconvenienti;
    • superstizione eccessiva: si tratta di un pensiero superstizioso portato all’eccesso;
    • ossessione per l’ordine e la simmetria: chi ne soffre non tollera assolutamente che gli oggetti siano posti in modo anche minimamente disordinato o asimmetrico;
    • ossessione di collezionare nell’impossibilità di gettare via: caratterizza coloro che tendono a conservare ed accumulare oggetti in disuso (riviste e giornali vecchi, pacchetti di sigarette vuoti, bottiglie vuote, asciugamani di carta usati, confezioni di alimenti).

Attraverso le pratiche di Mindfulness possiamo diventare consapevoli del fatto che le “ossessioni” o gli “impulsi compulsivi” sono proprio e solo dei contenuti mentali privi della qualità della realtà e che, come tutti i fenomeni mentali, sorgono, occupano per un po’ il nostro spazio mentale e, se non li tratteniamo caricandoli di attenzione e incrementandoli attraverso la proliferazione mentale,svaniscono.
Una mente Mindful significa essere disidentificati dal pensiero, accogliere e  lasciar andare, e dunque permettere ai pensieri di andare e venire, coltivare una attenzione non più condizionata dalla forza attrattiva degli stimoli interni o esterni che siano, ma libera di essere direzionata secondo le nostre intenzioni.

Articoli di approfondimento sono pubblicati nella sezione “Studi e Ricerche”
Leggi anche “I benefici della Mindfulness”“MBSR”

 

Direttore scientifico: Loredana Vistarini (loredanavistarini@gmail.com)

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